Era il loro sogno da un anno e mezzo, ovvero da quando sono arrivati in Italia con i Corridoi Umanitari, strumento che dà la possibilità agli Stati europei di concedere l’arrivo di profughi per garantire loro diritti e protezione. Era il sogno di Mufida, Sahar e Ahmad, rispettivamente nonna, figlia e nipote, tutti siriani: poter far arrivare in Italia, prima o poi, anche l’altro figlio di Mufida, con moglie e tre bambini. E così è stato: il 30 maggio 2024 è finalmente giunto in Italia il resto della famiglia, partito dal Libano dove aveva trovato riparo dieci anni fa, in fuga dalla guerra in Siria (per dovere di cronaca: il papà non è potuto partire, ma il suo arrivo in Italia è solo rimandato al prossimo Corridoio Umanitario). Oggi, nella casa di Guamo, possono vivere tutti insieme: il primo nucleo di tre membri, già qui dall’ottobre 2022, e il resto della famiglia, anch’esso finalmente arrivato in Italia.
Perché il sogno di riunire una famiglia di profughi diventasse realtà, c’è stato (e c’è tuttora) l’impegno di molti: del gruppo dei volontari di “LuccAccoglie”, nato spontaneamente sul territorio riunendo tante persone impegnate nel prendersi in carico la famiglia, sia economicamente, sia nell’accompagnarne l’integrazione nella società italiana; del parroco, don Emanuele Andreuccetti, che insieme alla comunità di Guamo e dei paesi circostanti ha dato il benestare per ampliare l’accoglienza ai nuovi arrivati; di Amani Nyayo, associazione per la cooperazione nel Sud del mondo, che ha sposato il progetto di accoglienza promuovendone attivamente la realizzazione e la prosecuzione; ma anche di altre realtà coinvolte a diverso titolo e in vari modi, come istituzioni, parrocchie, diocesi, associazioni, aziende del territorio e singole persone raggiunte con il passa-parola, disposte a dedicare risorse al processo di accoglienza della famiglia.
La volontà di venire in Italia (da parte del resto della famiglia) è stata dettata dalla situazione di miseria a cui sono costretti i profughi in Libano, dal fatto che i siriani non hanno prospettive in questo Paese del Medio Oriente, anch’esso in condizione di grave crisi economica e sociale, e dal desiderio di ricongiungersi con il resto della famiglia.
Anche per i volontari di “LuccAccoglie” dire “sì” all’allargamento dell’accoglienza da tre a otto persone non è stato facile: l’impegno richiesto e i costi da sostenere mensilmente aumentano ma confidiamo nella grande umanità che la comunità lucchese ha saputo e saprà ancora esprimere: dobbiamo riuscire a raccogliere una cifra totale di 2.000 euro al mese per il mantenimento della famiglia siriana.
Chi fosse disponibile a collaborare, anche solo con un piccolo contributo mensile, sarà una vera benedizione: tante gocce, insieme, formano un oceano. E questo progetto ne è la dimostrazione.
È arrivata venerdì 28 ottobre 2022, nella sua nuova casa di Guamo, la famiglia di profughi siriani partiti dal Libano e giunti in Italia attraverso il progetto dei Corridoi Umanitari, strumento che dà la possibilità agli Stati europei, di fronte a crisi umanitarie, di concedere visti per garantire diritti e protezione.
Da due anni Amani Nyayo, associazione di volontariato che realizza interventi di cooperazione nel Sud del mondo, ha sposato il progetto “LuccAccoglie!” promuovendone attivamente la realizzazione. Il progetto è stato ideato da un nutrito gruppo di volontari lucchesi che si è impegnato per poter accogliere chi è stato costretto a scappare da una guerra durata oltre 10 anni e si è visto privare di tutto, tra cui un presente e un futuro dignitoso.
Così, finalmente, Sahar, 32enne già vedova, il suo bambino Ahmad di 10 anni, e la nonna Mufida possono cominciare a costruirsi una vita nel territorio lucchese. Per la precisione, a Guamo. Sì, perché è stata questa la parrocchia che ha raccolto l’appello della ricerca di un’abitazione da dedicare a loro: la comunità si è mostrata molto aperta e ospitale, desiderosa di poter mettere a disposizione il Centro di accoglienza che già, in circa 40 anni, ha dato riparo a decine e decine di migranti. Ma le realtà coinvolte nel progetto sono varie, comprese associazioni, istituzioni, parrocchie, diocesi, attività commerciali e singole persone raggiunte con il passa-parola, disposte a dedicare tempo, capacità e risorse nel processo di integrazione della famiglia.
Appena arrivata davanti all’ingresso della sua nuova casa, la giovane Sahar ha detto il suo “shukran” (“grazie” in arabo) con gli occhi pieni di sincera gratitudine, e guardando i presenti ha aggiunto: «Vi sento già tutti vicini al mio cuore». Il piccolo Ahmad, affacciandosi alla sua cameretta ha mostrato meraviglia ed è corso dalla mamma per dirle quanto gli piacesse. Certamente la decisione di lasciare il Libano, dove vivono da 10 anni, non è stata facile: mettere la propria vita e la propria storia in una valigia, e traslocarle nel giro di poche ore in un altro mondo per ricominciare tutto in un luogo sconosciuto, è una rivoluzione che non può lasciare indifferenti. Ma la decisione di partire, oltre alla situazione di miseria a cui costringe la condizione di profughi in Libano, è stata dettata sia dall’essere una mamma vedova, sia dalle condizioni di salute della nonna che necessita cure e approfondimenti medici impossibili in Libano.
Anche i volontari di “LuccAccoglie!” hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo dicendo “sì” alla richiesta di prendersi in carico questa famiglia così vulnerabile: certamente, l’impegno e i costi da sostenere saranno notevoli ma – dicono i volontari – «confidiamo nella grande ricchezza, passione e umanità che la comunità lucchese ha saputo e saprà ancora esprimere: dobbiamo arrivare alla cifra di 2.000 euro al mese per il mantenimento della famiglia siriana. Chi fosse disponibile a collaborare, anche solo con un piccolissimo contributo mensile, sarà una vera benedizione».