GIVE

Dove i giovani diventano protagonisti

La prima giovinezza è quella età dell’uomo nella quale si presentano le prime domande sulla condizione umana, sul mondo in generale e sui possibili strumenti suscettibili di fornire le risposte adeguate. È il luogo dove risuonano per la prima volta le domande di senso e su queste si costruisce l’identità e il percorso futuro.

” Ciao, siamo un gruppo di ragazzi e ragazze hanno scelto di farsi filosofi e con il mezzo del teatro e del video esplorare l’universo delle “domande di senso” . In estate abbiamo partecipato a un Workcamp Teatrale intensivo… ci saimo dati appuntamento per questo autunno per creare alcuni video per contrassegnare questo cammino  e a novembre, nella Giornata mondiale della Gioventù,  condividere quanto abbiamo fatto con una performance/ installazione.

Ecco la nostra storia !!! “

L'estate è proprio un bel periodo...

Ritrovo a ottobre alla parrocchia di San Vito ...

È stato bello ritrovarci, non eravamo tutti, ma l’inizio della scuola e la ripartenza dopo l’estate non è mai facile. Conciliare tutti gli impegni… anche i giovani mica stanno con le mani in mano 🙂  

Ecco alcune foto: abbiamo pensato quali potevano essere le domande di senso, abbiamo invitato alcune persone di differenti età, professione, ecc… e le abbiamo intervistate per il nostro video

... a Lucca, Borgo Giannotti

Ma GIVE non era solo questo…

“ A me gli occhi..please” è il nome  delle esperienze estive dei centri missionari diocesani della Toscana, per andare a vedere di persona quello che succede in «terra di missione». Una meta vicina, quella di quest’anno: Trieste, terra di confine. “Vita Nova”  ha incontrato suor Cinzia Giacinti apostolina della grande famiglia paolina, di ritorno dal viaggio. Dopo aver vissuto 15 anni in Brasile suor Cinzia da tre anni presta il suo servizio nel centro missionario diocesano; si occupa in particolare dei giovani della chiesa universitaria di san Frediano e di evangelizzazione mediante il digitale. Insieme a don Francesco Parrini, direttore di Missio Pisa, con don Marco Teodosio Giacomino della parrocchia di San Michele Arcangelo a Pontasserchio e Alessia Amore del CMD di Lucca lo scorso agosto ha accompagnato un gruppo di giovani dai 20 ai 27 anni legati ai centri missionari di Pisa e Lucca e della pastorale giovanile del vicariato della Valdiserchio.
«Trieste è città missionaria – racconta suor Cinzia – le diocesi friulane sono vocate all’accoglienza di chi arriva al confine con la Slovenia. Insieme al centro missionario di triste, alla comunità di Sant’egidio e alla Caritas di Triste ci hanno proposto di ripercorrere un tratto della rotta balcanica sui passi dei fratelli profughi».
È un tragitto millenario. E sono mesi di cammino. L’altro percorso, via mare, è chiuso dal 2015. Lo chiamano «the game», il viaggio, il «gioco del passaggio alla frontiera»: non sempre riesce. «Siamo partiti con una valigia di cartone, simbolo degli emigranti che siamo stati, ed equipaggiamenti inadeguati per il freddo: le condizioni atmosferiche hanno favorito l’immedesimazione. Non è stato un “giocare a fare i profughi”, ma un’esperienza umana. Ascoltavano la musica, i ragazzi, durante il cammino», racconta suor Cinzia, «quasi per paura di lasciarsi coinvolgere troppo dall’esperienza. Ma curiosamente i loro coetanei in fuga fanno altrettanto. Varcato metaforicamente un confine, abbiamo percorso i sentieri del monte Cocusso, nel folto dei boschi del Carso; doppiata la collina, si spalanca improvviso alla vista il golfo di Trieste: il traguardo. La terra è la stessa “di qua” e “di là”: la frontiera è solo un concetto».
Ad accompagnarli in questo viaggio una guida d’eccezione: Fawad e Raufi. Trent’anni, poeta, scrittore e traduttore, arrivato in Italia nel 2016, dove ha trovato una famiglia, Fawad nel suo paese insegnava letteratura persiana. Ha scritto due libri sulla sua storia “Viaggio di un giovane afghano verso la libertà” e “Ultimi respiri a Kabul”. da poco presentati sul prestigioso palcoscenico del festival di Pordenone legge. «Voglio vivere da persona libera», ha detto prima di iniziare cinque mesi di cammino. «A partire sono soprattutto i giovani – spiega suor Cinzia – solo chi può affrontare i “gironi infernali della rotta balcanica”, come li chiama Fawad. Provengono da Afghanistan, Iran, Iraq, Pakistan, Siria, e viaggiano a piedi, nello zaino solo un secondo paio di scarpe, poche cose indispensabili, e frutta secca, emblema di identità. Attraversano tra mille pericoli Turchia, Bulgaria, Ungheria, Slovenia, da dove passano in Italia».
Li abbiamo visti, lo scorso inverno, i volti congestionati dal freddo e dalla fatica, sullo sfondo paesaggi innevati, nelle immagini di cronaca; li abbiamo sostenuti da lontano con la colletta diocesana.
«Abbiamo trovato indumenti e coperte, lungo il percorso, e oggetti personali: se ne liberano, in vista dell’arrivo, per “tornare umani” dopo aver vissuto braccati, nei boschi, lontani dai centri abitati per paura di essere scoperti e arrestati». Varcato il confine la macchina organizzativa della Caritas diocesana si mette in moto per l’accoglienza, che è prima di tutto sanitaria, e poi legale, per l’accompagnamento dei richiedenti asilo politico e l’instradamento al lavoro: Fawad e Raufi adesso è autonomo e fa il mediatore linguistico per chi arriva.
La crisi afghana è drammatica cronaca dei nostri giorni: «Nessuno ha portato istruzione per sradicare tradizioni arcaiche, tremendamente patriarcali e misogine», è solito spiegare Fawad, presentando i suoi libri; «ma l’Islam non c’entra nulla, è il fondamentalismo che distorce la religione a fini di potere». I ragazzi di Missio Pisa che hanno vissuto questa esperienza sono pronti alla lettura critica del fenomeno e all’accoglienza. Ed è ai giovani che Fawad Raufi dedica queste parole: «Non sprecate la vita, proteggete la pace e la libertà sempre, e anche oltre i confini».
«L’incontro tra umanità è stato talmente forte che non possiamo che sentirci una cosa sola, tra chi viene e chi va. “Siamo tutti invitati a uscire, come discepoli missionari”, dice papa Francesco; ogni battezzato, a suo modo, dal bambino all’anziano», conclude suor Cinzia Giacinti con il suo sguardo intenso, eloquente: «siamo tessere di un mosaico che formano un’immagine intera, come il Pantocrator dell’abside della nostra cattedrale».
E ancora… IL TOUR DI BARTALI… dal 19 al 22 agosto 2021.  Abbiamo percorso le vie di Gino Bartali, giusto tra le nazioni, grande campione del ciclismo e della vita che  durante la seconda guerra mondiale  che collaborò in prima persona per salvare dalla deportazione tante famiglie e persone innocenti. 
Progetto realizzato a valere sul Bando I giovani per il volontariato 2020 del Cesvot finanziato con il  contributo di Regione Toscana – Giovanisì in accordo con il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale, con la partecipazione e  il finanziamento della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze
Amani Nyayo Onlus

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